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Emozioni Sudafricane e relax a Mauritius

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Poco distante si trova anche la loro cantina dove è possibile assaggiare i vini di loro produzione: Sauvignon, Chardonnay, Pinot e altri. Non sono una intenditrice di vini ma quelli che ho assaggiato mi sono sembrati molto buoni. Tra questi uno mi ha colpito particolarmente: lo chiamano Black Angus ed è ottenuto da un mix di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Shiraz e invecchiato in botti di rovere.

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La tenuta Boschendal, fondata nel 1685, è una delle più antiche della zona insieme ad un’altra che si chiama Costantia. Sembra che Napoleone Bonaparte, in esilio sull’isola di Sant’Elena, bevesse solo il vino di Costantia.

Alla fine, un po’ assonnati per la stanchezza, il relax post-prandiale e i fumi del vino assaggiato, siamo risaliti sul bus per il rientro a Cape Town....
 
Ho scoperto il racconto del viaggio tardi, ma mi ha catturato subito con i dettagli storici e le bellissime foto. Deve essere stato davvero emozionante, un mix perfetto di storia e avventure da invidiare un po'!
 
Ho scoperto il racconto del viaggio tardi, ma mi ha catturato subito con i dettagli storici e le bellissime foto. Deve essere stato davvero emozionante, un mix perfetto di storia e avventure da invidiare un po'!
Grazie! Quando viaggio mi piace fare un sacco di foto (tra cellulare e macchina fotografica ne ho fatte circa 1200) e approfondire con qualche cenno storico. Qualcosa leggo prima di partire sulla base del programma di viaggio e qualcosa aggiungo al ritorno a casa.
Questo tipo di racconto è apprezzato anche da chi segue le presentazioni dei miei viaggi all'Unitre.
 
Torno al racconto.
Avevamo lasciato la cantina e stiamo tornando a Cape Town passando attraverso la cittadina di Stellenbosch, la principale della zona dei vigneti.

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La città è stata la seconda ad essere fondata in questa zono dopo Cape Town ed è anche conosciuta come la “città delle querce” per l’alto numero di questi alberi piantati in città e nei dintorni.

Qui si trova anche una importante università, la più antica del Sudafrica.

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Tra le altre anche questa antilope molto più grande delle altre (forse un antilope alcina ma non sono sicura....)

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Avvicinandoci a Cape Town passiamo accanto ad una delle baraccopoli di Cape Town. Qui vengono chiamate Township e sono nate quando la popolazione di colore è stata “deportata” in queste zone o quando le persone si sono spostate lontano dalla città per sfuggire alle violenze durante l’apartheid.

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Nei dintorni di Cape Town ce ne sono addirittura 3

Ci accompagnano in hotel dove abbiamo giusto il tempo di darci una rinfrescata prima di chiamare un taxi per farci accompagnare ad un ristorante molto particolare.

Si tratta di un ristorante etnico africano dove, a menù fisso, vengono servite 14 portate di pietanze tipiche di altrettanti paese africani e anche i ragazzi e le ragazze che lo gestiscono arrivano da diversi paesi.

E’ stata una esperienza decisamente coinvolgente per i sapori, i colori e i balli e i canti che ci hanno accompagnato durante la cena.

I sapori: differenti dai nostri ma sono stati una interessante scoperta.

Questo il menù con tutti i piatti che abbiamo assaggiato. Al termine della cena, prima del dessert, si può chiedere un’altra porzione di ciò che si è apprezzato maggiormente

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I balli e i canti tradizionali: coinvolgenti, a tratti esaltanti e impressionanti. Celebrano il rapporto tra l’uomo e la natura e tra l’uomo e il mondo degli spiriti, la forza e la vitalità dei popoli africani e i Re e le Regine delle tribù africane.

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Se vi dovesse capitare di andare a Cape Town non dovete perdervi questa esperienza.
 
Monica, queste tue pagine mi catturano completamente, ogni tua foto mi lascia a bocca aperta,sbalordita di fronte a cotanta bellezza............
 
24 giugno

Questa è l’ultima nostra giornata a Cape Town e avremo il volo per Mauritius alle 23.30 con trasferimento in aeroporto previsto per le 19.30.

Saremo soli perciò ci organizziamo in autonomia. Facciamo il check out e lasciamo le valigie in deposito alla reception dell’hotel e chiamiamo un taxi. Ci facciamo portare al giardino botanico.

Il Kirstenbosch National Botanical Garden è un vero e proprio parco; è considerato uno dei più grandi giardini botanici del mondo. Si estende per 39 ettari alle pendici della Table Mountain e contiene ben 22000 diverse specie botaniche provenienti da tutto il mondo.

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Tratto dal sito https://www.sanbi.org/gardens/kirstenboch/history/history/

Kirstenbosch ha offerto riparo e fornito acqua e cibo a molti popoli nel corso dei millenni. La presenza dell'uomo dell'età della pietra è testimoniata da asce e utensili in pietra rinvenuti. Quando gli europei doppiarono per la prima volta il Capo alla fine del XV secolo, il popolo Khoikhoi utilizzava questa terra ed era presente qui da circa 2000 anni.

Nell'aprile del 1652, Jan Van Riebeeck, agente della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, arrivò al Capo per allestire un punto di ristoro per le navi di passaggio. L'insediamento si espanse presto fino al nostro versante della Table Mountain, in cerca di legname e terreni agricoli.

Il 27 ottobre 1657, un tratto di foresta fu concesso ad un certo Leendert Cornelissen, carpentiere. Cornelissen era responsabile della protezione della foresta dal taglio indiscriminato di legna da ardere, al fine di garantire un approvvigionamento costante di legna per l'insediamento.

L'insediamento si trovava lungo il percorso delle tradizionali vie di pascolo delle popolazioni indigene e tra il 1659 e il 1660 scoppiò un conflitto aperto tra questi e i coloni; Cornelissen e i suoi uomini furono coinvolti in uno scontro con un gruppo di indigeni nella foresta nel maggio del 1659. Così si decise di innalzare una barriera difensiva per proteggere l'insediamento. Nel 1659 iniziarono a costruire una recinzione in legno, con torri di guardia, utilizzando i tratti più profondi del fiume Liesbeeck come parte della barriera.

Ma la recinzione era costosa e la sua costruzione era lenta. Nel 1660 la sezione rimanente tra il fiume e la tenuta fu arata e furono piantati mandorli selvatici e rovi spinosi a creare una siepe. Alcune sezioni di questa siepe sopravvivono ancora a Kirstenbosch.


Il nome Kirstenbosch apparve per la prima volta nel 1795, quando fu elencato in un inventario di proprietà redatto e consegnato alle forze di occupazione britanniche, ma l'origine del nome è incerta. Suggerisce un legame con la famiglia Kirsten.

Diverse famiglie con il cognome Kirsten vivevano a Capo all'epoca, ma nessuna di loro ne possedette mai la proprietà. Ciononostante, è probabile che il terreno sia in qualche modo stato associato a uno dei membri della famiglia Kirsten, diventando noto come Kirstenbosch (Foresta di Kirsten).

Nel 1811, durante la seconda occupazione britannica, Kirstenbosch fu divisa in due metà e venduta. La metà meridionale fu venduta al colonnello Christopher Bird, vicesegretario coloniale. La metà settentrionale fu assegnata a Henry Alexander, il segretario coloniale. Bird non vi rimase a lungo, ma durante la sua permanenza fece costruire la piscina a forma di uccello attorno alla sorgente del Dell. Vendette la sua metà ad Alexander nel 1812. Quando Alexander morì la tenuta fu oggetto di numerosi passaggi e vendite fino ad arrivare in possesso della famiglia Cloete che vi piantò numerose querce, alberi da frutto e viti.

Nel 1895 Cecil John Rhodes acquistò Kirstenbosch. Nominò un custode e piantò il viale di alberi di canfora. Ma il terreno fu trascurato e divenne fatiscente, infestato da maiali selvatici che si nutrivano delle ghiande. La fattoria rimase vuota e cadde in rovina.

Rhodes morì nel 1902 e lasciò in eredità il terreno al Governo. Il Dipartimento Forestale piantò pini ed eucalipti nella tenuta di Kirstenbosch e Kirstenbosch cadde ancora più in rovina.

Nasce un Orto Botanico

Harold Pearson arrivò in Sudafrica nel 1903 per ricoprire la nuova cattedra di botanica al South African College. Intuì la necessità di un orto botanico a Città del Capo e si impegnò a raggiungere quell'obiettivo. Pearson aveva deciso che i pendii orientali fossero il sito più adatto per il giardino.

Ma nel 1911 Neville Pillans, un giovane botanico e giardiniere appassionato che conosceva bene Kirstenbosch e ne intravedeva le potenzialità, portò Pearson a vederla. Percorsero Rhodes' Avenue a bordo di un calesse, si fermarono al cancello principale, Pearson scese, osservò il paesaggio ed esclamò: "Questo è il posto giusto!"

Nel maggio del 1913, il Governo stanziò la tenuta di Kirstenbosch per l'istituzione di un Giardino Botanico Nazionale a Kirstenbosch e accettò di contribuire con 1000 sterline all'anno. La Società Botanica fu costituita il 10 giugno 1913 e tenne la sua prima assemblea generale il 31 luglio 1913. I suoi obiettivi erano incoraggiare il pubblico a partecipare allo sviluppo di Kirstenbosch, incrementare i finanziamenti governativi, organizzare mostre botaniche e informare e istruire i membri su argomenti botanici.

Il Giardino sarebbe stato gestito da un Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri, tre nominati dal Governo, uno dal Comune di Città del Capo e uno dalla Società Botanica. Il Consiglio tenne la sua prima riunione il 16 giugno 1913 e nominò Pearson Direttore Onorario (senza stipendio) e J.W. Mathews Curatore. Furono nominati anche un Segretario, un Ranger e un Giardiniere. Il 1° luglio 1913 la tenuta di Kirstenbosch fu consegnata al Consiglio di Amministrazione.


I primi anni

I fondatori di Kirstenbosch si trovarono di fronte a una fattoria trascurata e invasa dalla vegetazione, una casa colonica in rovina, orde di maiali, distese di erbacce e vaste piantagioni di piante aliene. Gran parte del lavoro iniziale consistette nello sradicare le specie aliene e ripulire il terreno dalle erbacce, oltre a costruire sentieri per facilitarne l'accesso.

Furono piantate centinaia di piante e alberi recuperando il prato e scavando un laghetto.

Agli albori, e in effetti per i primi 50 anni circa, la maggior parte del lavoro veniva svolto manualmente, utilizzando carrelli, muli, carri e cingolati.

In quei primi anni ci furono molte difficoltà e i fondi scarseggiavano gravemente. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale causò la riduzione del sussidio governativo e lasciò un solo giardiniere in servizio. Si ricavavano entrate aggiuntive dalla vendita di legna da ardere e ghiande (per l'alimentazione dei maiali), e si coltivavano e vendevano diverse piante utili all'economia agricola.

Un duro colpo per il Giardino fu la prematura scomparsa del Professor Pearson nel 1916 ce è sepolto nel giardino secondo direttore, Robert Harold Compton, arrivò nel 1919 e, insieme al curatore J.W. Mathews, furono responsabili di un enorme sviluppo.


Ora una carrellata di immagini

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infiorescenze della canapa

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il viale degli alberi della canfora

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il prato grande, una delle prime zone ad essere recuperate

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La zona delle succulente


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L'Alsophila dregei, felce arborea del Sudafrica il cui tronco piò arrivare fino a 5 metri di altezza


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la sterlizia gigante che può arrivare a 10 metri di altezza

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il mandorlo selvatico

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Si chiama così ma non ha niente a che vedere con i nostri mandorli. Appartiene alla famiglia delle Proteaceae e i suoi frutti sono altamente tossici. Si ritiene che questo albero sia uno dei primi ad essere stati piantati nella tenuta e si calcola che abbia più di 350 anni.
 
Ci sono i nettarinidi, piccoli uccelli coloratissimi, che si nutrono di nettare come i colibrì. Sono velocissimi e anche quando si posano per suggere il nettare stanno fermi per un tempo brevissimo per cui è molto difficile riuscire ad ottenere delle fotografie decenti.

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Torniamo sul Waterfront per pranzo: abbiamo intenzione di assaggiare un po’ di crostacei e troviamo un ristorante affacciato sul porto dove preparano un sontuoso piatto con gamberoni, cozze e calamari. Due calici di vino ed ecco servito un ottimo pranzo che ci permetterà di arrivare fino a sera.


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Una passeggiata e poi la giornata continua al Two Oceans Aquarium.....
 
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