Questa tappa è stata pianificata soprattutto per visitare Villa d’Este.
La villa fu fatta costruire dal Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia.
Il cardinale arrivò a Tivoli dopo che Papa Giulio III lo nominò governatore a vita di Tivoli e del suo territorio per ringraziarlo del suo appoggio alla elezione al soglio pontificio.
Ippolito quando giunse a Tivoli nel settembre del 1550 scoprì che avrebbe dovuto abitare in un vecchio e scomodo convento ben diverso dalle sontuose dimore a cui era abituato.
Decise così di trasformare il convento in una sontuosa villa che doveva essere la gemella del sontuoso palazzo che stava facendo costruire a Roma: mentre il palazzo romano sarebbe servito per i ricevimenti ufficiali, la villa di Tivoli avrebbe dovuto essere il piacevole luogo di incontri più lunghi e conviviali.
La costruzione della villa, i cui lavori iniziarono quasi subito dopo l’arrivo di Ippolito a Tivoli, proseguì nel tempo seguendo alcune vicissitudini del suo committente. Infatti nel 1555 Papa paolo IV destituì il cardinale dal ruolo di Governatore di Tivoli, ripristinato poi nel 1560 da Pio IV. Ippolito si trovò di nuovo in difficoltà quando i rapporti tra i francesi, grandi alleati della casa d’Este, e Papa Pio V diventarono pessimi.
Inoltre si dovettero acquisire i terreni su cui sorgevano due chiese e l’operazione si concluse solo nel 1566.
Anche i materiali da costruzione creavano problemi: il permesso, ottenuto dal Senato di Roma, di utilizzare il rivestimento di travertino della tomba di Cecilia Metella per i lavori di costruzione della villa, venne successivamente revocato.
Il cardinale ebbe appena il tempo di godersi la solenne inaugurazione della villa, avvenuta nel settembre del 1572 con la visita di papa Gregorio XIII; morì infatti il 2 dicembre dello stesso anno.
La famiglia Este mantenne la proprietà della villa fino al 1672. Successivamente la villa passò nelle proprietà degli Asburgo e fu lasciata deperire e le collezioni disperse fino a quando un cardinale tedesco se ne innamorò e la riportò agli antichi splendori.
L'ultimo proprietario privato della villa fu l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono dell'Impero austro-ungarico; egli avrebbe voluto disfarsene, vendendola allo Stato italiano per l'enorme cifra di due milioni di lire dell'epoca, per la quale il governo italiano tergiversò a lungo; ma l'assassinio dell'arciduca a Sarajevo, il 28 giugno 1914, liberò l'Italia da quella "noiosa faccenda", come ebbe modo di dire, con riferimento alle trattative di vendita, il ministro degli esteri italiano Marchese Antonino di San Giuliano al primo ministro Antonio Salandra, nel comunicargli la notizia dell'assassinio dell'arciduca.
Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, la villa passò allo Stato Italiano che diede inizio ad importanti lavori di restauro, ripristinandola integralmente negli anni 1920-1930 e aprendola al pubblico.
Iniziamo ad esplorare la villa partendo dall’appartamento del Cardinale dove le stanze si susseguono una all’altra e che ho attraversato praticamente sempre con il naso all’insù. Le volte dei soffitti sono tutte affrescate e sono una più bella dell’altra.
