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Breve viaggio verso sud

L’altare maggiore è sormontato dal Tabernacolo che ospita il reliquiario della Croce Santa, opera risalente al X secolo, donato a frate Elia nel 1244 dall'Imperatore di Nicea Giovanni III per custodire un frammento della Santa Croce portato a Cortona da Costantinopoli dal francescano, successore di Francesco alla guida dei Frati Francescani Conventuali.

Il reliquiario è una tavoletta rettangolare di avorio sulla cui faccia visibile è applicata una croce in filigrana d’oro che custodisce un frammento della Croce su cui morì Gesù.

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A destra dell’altare maggiore si trova questo splendido dipinto di autore ignoto.

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Saliamo ancora.....

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....ed arriviamo alla chiesa di San Cristoforo. Si tratta di una piccola chiesa fondata nel 1192 e in parte modificata a seguito di un incendio nel 1575. L’antica abside affrescata andò a formare la sagrestia da dove provengono gli affreschi trecenteschi ora esposti sulle pareti della chiesa.

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Continua.....
 
Oltre alla visita di Cortona, davvero ricca, ho letto con emozione quella dell'Accademia Navale di Livorno. Anni fa molte volte sono passato davanti a quegli edifici, ma non mi è stato possibile accedere, per ovvii motivi. La vostra visita è stata resa possibile da una prenotazione o da una particolare circostanza?
 
Oltre alla visita di Cortona, davvero ricca, ho letto con emozione quella dell'Accademia Navale di Livorno. Anni fa molte volte sono passato davanti a quegli edifici, ma non mi è stato possibile accedere, per ovvii motivi. La vostra visita è stata resa possibile da una prenotazione o da una particolare circostanza?
L'Accademia apre alle visite in giornate particolari come il 4 novembre (giorno in cui l'abbiamo visitata noi), il 9 giugno di ogni anno in occasione della Giornata della Marina. So poi che ci sono aperture nei sabati e domeniche che ricadono nella Settimana Velica di Livorno. L'ingresso è gratuito e senza prenotazione.
 
Riprendiamo la visita di Cortona e salendo ancora arriviamo alla Porta Montanina. È una delle 6 porte che danno accesso alla città attraversando le mura etrusche ed è quella situata nella parte più alta della città denominata “il Poggio”.

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Ed ora la nostra prossima meta sarà la basilica di Santa Margherita.

Lungo la salita troviamo un prato pieno di ciclamini selvatici

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Ancora un piccolo sforzo....

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La chiesa originaria fu costruita a partire dal 1297 anno in cui morì Santa Margherita che fu terziaria francescana ed oggi è patrona della città. Di quella antica chiesa rimane solo il rosone poiché l’edificio attuale è frutto di un totale rifacimento dell’800.

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L’interno è a tre navate con volte a crociera vivamente colorate.

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Sui quattro pilastri si trovano le statue di San Francesco, San Ludovico, Santa Elisabetta e Santa Chiara, fatte di gesso imitante il marmo.

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Il corpo della Santa si trova all’interno di un’urna posta sopra l’altare maggiore.



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Dal piazzale antistante il santuario si può ancora salire verso la fortezza del Girifalco che domina Cortona e tutto il territorio circostante. Da lassù si vede il lago Trasimeno

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Scendendo ci fermiamo nella sala del convento delle clarisse dove è presente una ruota attraverso la quale si possono acquistare i dolci, le marmellate e i liquori prodotti dalle monache

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Continuiamo a scendere...

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e arriviamo in Piazza della Repubblica dove sorge il palazzo comunale.

Il Palazzo del Comune fu costruito nel XII secolo sulle rovine dell’antico foro romano; fu ingrandito nel XV secolo con l’innalzamento della torre campanaria.

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Il giorno successivo, prima di lasciare Cortona, abbiamo visitato l’Eremo “le Celle”.

Si accede al sito attraverso la porta accanto alla chiesetta duecentesca.

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L’insediamento francescano fu fondato nel 1211 dal santo stesso, che vi ritornò nel 1226 prima di morire, ed è stato profondamente restaurato nel 1969. Il complesso, costruito a cavallo di una stretta valle, è molto suggestivo.

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Accanto all’edificio scorre una cascata che purtroppo non era presente quando abbiamo visitato il sito.

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Oggi il convento è dei frati Cappuccini

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lasciamo questo luogo di pace e tranquillità e ci dirigiamo verso la nostra prossima meta.

Terza tappa: Tivoli

La città in sé non è particolarmente attrattiva anche se il centro storico, alla sera, acquista un certo fascino…

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Questa tappa è stata pianificata soprattutto per visitare Villa d’Este.

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La villa fu fatta costruire dal Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia.

Il cardinale arrivò a Tivoli dopo che Papa Giulio III lo nominò governatore a vita di Tivoli e del suo territorio per ringraziarlo del suo appoggio alla elezione al soglio pontificio.

Ippolito quando giunse a Tivoli nel settembre del 1550 scoprì che avrebbe dovuto abitare in un vecchio e scomodo convento ben diverso dalle sontuose dimore a cui era abituato.

Decise così di trasformare il convento in una sontuosa villa che doveva essere la gemella del sontuoso palazzo che stava facendo costruire a Roma: mentre il palazzo romano sarebbe servito per i ricevimenti ufficiali, la villa di Tivoli avrebbe dovuto essere il piacevole luogo di incontri più lunghi e conviviali.

La costruzione della villa, i cui lavori iniziarono quasi subito dopo l’arrivo di Ippolito a Tivoli, proseguì nel tempo seguendo alcune vicissitudini del suo committente. Infatti nel 1555 Papa paolo IV destituì il cardinale dal ruolo di Governatore di Tivoli, ripristinato poi nel 1560 da Pio IV. Ippolito si trovò di nuovo in difficoltà quando i rapporti tra i francesi, grandi alleati della casa d’Este, e Papa Pio V diventarono pessimi.

Inoltre si dovettero acquisire i terreni su cui sorgevano due chiese e l’operazione si concluse solo nel 1566.

Anche i materiali da costruzione creavano problemi: il permesso, ottenuto dal Senato di Roma, di utilizzare il rivestimento di travertino della tomba di Cecilia Metella per i lavori di costruzione della villa, venne successivamente revocato.

Il cardinale ebbe appena il tempo di godersi la solenne inaugurazione della villa, avvenuta nel settembre del 1572 con la visita di papa Gregorio XIII; morì infatti il 2 dicembre dello stesso anno.

La famiglia Este mantenne la proprietà della villa fino al 1672. Successivamente la villa passò nelle proprietà degli Asburgo e fu lasciata deperire e le collezioni disperse fino a quando un cardinale tedesco se ne innamorò e la riportò agli antichi splendori.

L'ultimo proprietario privato della villa fu l'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono dell'Impero austro-ungarico; egli avrebbe voluto disfarsene, vendendola allo Stato italiano per l'enorme cifra di due milioni di lire dell'epoca, per la quale il governo italiano tergiversò a lungo; ma l'assassinio dell'arciduca a Sarajevo, il 28 giugno 1914, liberò l'Italia da quella "noiosa faccenda", come ebbe modo di dire, con riferimento alle trattative di vendita, il ministro degli esteri italiano Marchese Antonino di San Giuliano al primo ministro Antonio Salandra, nel comunicargli la notizia dell'assassinio dell'arciduca.

Nel 1918, dopo la prima guerra mondiale, la villa passò allo Stato Italiano che diede inizio ad importanti lavori di restauro, ripristinandola integralmente negli anni 1920-1930 e aprendola al pubblico.


Iniziamo ad esplorare la villa partendo dall’appartamento del Cardinale dove le stanze si susseguono una all’altra e che ho attraversato praticamente sempre con il naso all’insù. Le volte dei soffitti sono tutte affrescate e sono una più bella dell’altra.

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prima di scendere al piano inferiore dove si trova il piano nobile, usciamo sulla terrazza

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ed iniziamo a scendere

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Iniziamo la visita del piano nobile.

La Sala di Mosè conserva un affresco nella volta rappresentante l’episodio di Mosè che disseta gli ebrei in fuga dall’Egitto facendo sgorgare l’acqua dalla roccia. Questo è un riferimento all’opera del cardinale che perforando le cavità era riuscito a condurre le acque necessarie ad alimentare la villa.

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Nella sala di Noè, al centro del soffitto è dipinto il tema di Noè che stringe il patto di alleanza con Dio dopo il diluvio.

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ed eccoci nella Sala di Venere. Era caratterizzata dalla presenza di questa fontana al cui centro si trovava la statua di Venere. Nella seconda metà dell'ottocento la statua venne tolta e la fontana trasformata in una copia della grotta di Lourdes. Sulla volta è collocato un dipinto che raffigura Venere.

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Si continua nelle due sale Tiburtine. Le decorazioni delle due stanze sono dedicate alla fondazione e alla costruzione della città di Tivoli che, secondo il mito, sarebbe stata fondata prima di Roma da Tiburto, Corace e Catillo, tre fratelli provenienti dalla Grecia e discendenti dai Sette re di Tebe

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Si arriva al grande Salone della Fontana destinato ai ricchi banchetti che il Cardinale organizzava per la sua corte di poeti e letterati e per gli ospiti più importanti. Sulla volta è dipinto il Convito degli Dei che celebrava la funzione della sala.

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Nella stanza della Nobiltà vengono celebrate le qualità morali della casa Estense. Sono rappresentate le allegorie delle Virtù e delle Arti e sono rappresentati i busti di alcuni filosofi.

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